I siti web del futuro
I siti web del futuro
(Ovvero, una breve analisi di 4beards su ciò che potenzialmente ci riservano i siti web del futuro e il futuro del digitale dal punto di vista di un’agenzia di comunicazione digitale)
Futuri, sempre al plurale.
Per una buona analisi di ciò che potenzialmente ci riservano i siti web del futuro e il futuro del digitale, dobbiamo partire dal presupposto che non esiste un unico futuro possibile ma una moltitudine. Alcuni sono sicuramente più probabili di altri ma fanno comunque parte di una molteplicità. Questo approccio è fondamentale per capire che tutto ciò che prospettiamo fa parte di una parte minima di ciò che avverrà realmente. Da questo presupposto, cerchiamo di identificare quelle che saranno alcune possibilità.
Questo tipo di lavoro non può essere individuale ma è un’operazione collettiva che deriva dall’unione di più punti di vista, ed è con questo spirito che proviamo ad analizzarne alcuni.
L’home page come unica fonte.
Basta dare una veloce occhiata alle analytics dei diversi account cliente che abbiamo a disposizione. Si tratta di una pagina importantissima. Il 90% del traffico al sito parte da qui e questo significa che è il punto di avvio di qualsiasi percorso di conversione. Quanti di coloro che atterrano su un’homepage poi navigano attraverso altre pagine? Meno del 10%. Per questo è probabile che la nostra esperienza di navigazione in futuro si concentri esclusivamente su siti web a pagina unica, o quasi.
Tutto ottimizzato per la ricerca vocale.
Per venire incontro agli utenti che usano la voice search è importante creare contenuti in grado di rispondere esplicitamente o implicitamente a potenziali domande. La ricerca vocale già da oggi sta assumendo rilevanza, ad oggi si attesta attorno al 21% delle ricerche ed entro cinque anni raggiungerà il 50%.
Come fare quindi per non restare indietro e farsi trovare su google? Un esempio può essere offerto dalla pagina FAQ: ottimizzare questa sezione del sito è un ottimo punto per venire incontro a questo genere di interrogazioni perchè tendenzialmente è già strutturata per risposte a domande.
Un consiglio per ottimizzare i contenuti per il vocale è pensare in modo colloquiale e scrivere semplice. Per avvicinarsi all’utente bisogna entrare in sintonia con il linguaggio quotidiano, dunque adottare keyword long tail, cioè composte da più termini che hanno più possibilità di performare sul lungo periodo.
I vari assistenti vocali si sviluppano a ritmo crescente, da Siri per iPhone all’Assistente Google, da Google Home ad Alexa di Amazon. Veri e propri assistenti digitali che per ora rispondono a domande dirette, ma nel prossimo futuro si preparano a fornire risposte senza bisogno di porre domande.
Nulla di scandaloso se pensiamo che questi strumenti raccolgono quotidianamente dati su conversazioni, posizioni geografiche, cronologie di ricerca, abitudini quotidiane e perfino dati biometrici.
Come l’Intelligenza Artificiale influenzerà la SEO
Il processo SEO attraverso l’AI sarà sicuramente più rapido e automatizzato, ma per il momento il lavoro sulla search intent resterà umana. Questo perché nonostante l’impiego dei big data ci doterà di una quantità di variabili altissime, la capacità di tradurle in una combinazione di parole di senso compiuto resterà umana, almeno in una prima fase.
Questo significa utilizzare gli enormi volumi di dati e analizzare il genere di risultati restituiti dalle ricerche e allinearli con la search intent dell’utente. Queste possono essere ottime soluzioni da integrare in una strategia SEO di successo.
Nuove professioni e nuove competenze
A proposito di risorse umane, la prima questione da affrontare è sicuramente quella relativa alle nuove professioni e alle nuove competenze richieste sul mercato del lavoro. Da un lato le conoscenze tecniche specifiche (le hard skill) scarseggiano, trasformando la ricerca di profili adeguati alle esigenze delle imprese in una vera e propria guerra – in cui le aspettative dei candidati giocano ormai un ruolo rilevante e finora inedito – e rendendo la formazione continua del personale una necessità ineludibile.
Alla ricerca delle soft skill
Tuttavia, come abbiamo già accennato, il business non vive e non vivrà di sola tecnologia: altrettanto ricercate sono oggi le soft skill, qualità di esclusivo dominio umano che nessuna macchina, per quanto sofisticata e intelligente, potrà mai replicare.
La scomparsa della ricerca attiva nel futuro del web
Ebbene sì, scomparirà, presumibilimente, anche la ricerca attiva. Grazie alla stessa intelligenza artificiale sarà possibile raggiungere risultati di ricerca senza effettuare la ricerca. Tutti i dati derivanti da app, siti web, registrazioni a portali, iscrizioni a newsletter e cronologie di navigazione forniranno abbastanza strumenti ai nostri dispositivi per darci suggerimenti e consigli sempre più pertinenti ed in linea con i bisogni e interessi di ogni utente.
Ad esempio:
RankBrain: è il sistema di machine learning di Google basato sull’Intelligenza Artificiale utilizzato per l’algoritmo di Google Hummingbird o Colibrì, che si basa sulle ricerche conversazionali e sulla restituzione di pagine che rispondono meglio all’intero significato della query grazie al contributo della semantica. In pratica, quando l’utente effettua ricerche con i termini “dove”, “come”, “quando” o “cosa”, Hummingbird restituisce i risultati più pertinenti ricorrendo a geolocalizzazioni e analisi di sinonimi o termini correlati.
Questo di apprendimento automatico che riformulerà la query in domande correlate, si basa sull’analisi predittiva, dove Google sceglierà le risposte migliori tra la lista di risultati restituiti.
Analisi dei Big Data e integrazione tra i dispositivi
L’analisi dei Big Data è la capacità da parte di alcune tecnologie di elaborare e analizzare un’enorme mole di dati strutturati e non, al fine di ottenere informazioni preziose per le grandi aziende come comportamenti d’acquisto e altri fenomeni, cercando di prevedere gli scenari futuri.
Il futuro della ricerca è l’integrazione tra tutti i dispositivi e il web, in cui i motori di ricerca saranno onnipresenti. Aumentando la personalizzazione e sfruttando la grande mole di dati offerti dal Web, sembra che siamo già sulla buona strada, il confine tra reale e digitale diverrà sempre più sottile e il tasso di conversione da un mondo all’altro sarà sempre più alto. Se ci pensiamo bene, questo già avviene ad esempio con le varie app di food delivery , dove ciò che è digitale nel giro di 15 minuti è sul tuo tavolo. E questo approccio è già in una dimensione esperienziale: