Siamo impreparati alla rivoluzione digitale
Rivoluzione digitale, intelligenza artificiale, telemedicina, internet of things: tanti gli strumenti innovativi che si potrebbero adottare già oggi per il nostro futuro e che ci trovano impreparati.
Siamo in un contesto inedito dove però gli strumenti innovativi che si possono adottare già oggi per il nostro futuro sono davvero molti ed iniziano a diventare di uso quotidiano per molti aspetti della vita lavorativa.
Vero è che probabilmente paghiamo lo scotto di aver sperato che la cosiddetta rivoluzione digitale arrivasse senza dover essere necessariamente proattivi, avvicinandoci lentamente alla possibilità di integrare questi strumenti di pari passo con i normali cicli aziendali. In questo contesto quindi ci siamo trovati a dover anticipare la pianificazione per l’emergenza ed è chiaro che purtroppo abbiamo raggiunto solo parzialmente gli standard desiderati.
Da qui sicuramente possiamo provare a rivedere le colonne portanti della nostra società e delle nostre aziende, perché ora più che mai dobbiamo imparare a gestire e pianificare il futuro.
L’attuale andamento anche in questa Fase 2 ci costringe a operare con una forza lavoro ridotta o con notevoli limitazioni operative, con l’esigenza di eseguire controlli sui lavoratori che se limitati alla semplice verifica della temperatura corporea, azioni che potrebbero non evitare del tutto il rischio di contagio e di contaminazione. Certo è che una quantità inedita di dipendenti in smart working sta rivelando tutte le potenzialità di questa soluzione ma anche tutti i suoi limiti. Pare chiaro che questa è una soluzione efficiente se eseguita correttamente a monte, ovvero con una filosofia e uno spirito che forse non siamo in grado di accettare, mentre in questo caso abbiamo adattato la nostra scrivania di casa ad ufficio in tutto e per tutto, compresi tempi, modalità, condizioni.
Il futuro incerto, il finto smart working e l’intelligenza artificiale
La tecnologia sta supportando chi lavora in modalità di smart working tramite sistemi di remote collaboration che stanno rendendo il lavoro a distanza il più possibile vicino a una situazione “normale”. Purtroppo è evidente che questa modalità di lavoro non sia esattamente quello che si immaginava nel momento in cui fino a poco tempo fa si citava la dimensione del lavoro da remoto. Ci troviamo effettivamente a fare con le stesse modalità che portavamo avanti in ufficio e le stesse tipologie di mansioni, con poca flessibilità oraria e ragionando ancora troppo spesso su e quantità e meno su libertà e qualità.
In questo ambito l’intelligenza artificiale può aiutarci, per esempio, sgrossando tutte quelle attività che necessitano di una interazione umana, indirizzando ad esempio tramite chatbot, gli utenti verso la direzione che vogliono intraprendere. Se prendiamo alcuni casi di agenzie di social media management o call center, ci sono operatori virtuali che hanno raggiunto davvero un livello di sofisticazione molto vicino alla qualità di un operatore in carne ed ossa.
Questo, per fare un esempio digitale, potrebbe permettere ad un Social Media Manager di potersi dedicare maggiormente a lavorare sulle strategie da mettere in campo, sull’analisi dei progressi e sui flussi per il raggiungimento degli obiettivi, senza peraltro dover sottostare ad orari stringenti. Invece ci troviamo nella situazione in cui il nostro Social Media Manager deve trovarsi a fare i conti con entrambe le cose, ovvero doversi dedicarsi al contatto continuo (e adesso essendo l’unica via richiede moltissimo) e in più creare strategie nuove per la situazione di contingenza. Questo, ci sembra evidente, non permette di lavorare con qualità e quindi in modalità smart.
Tutte queste opportunità non sono legate alle tecnologie del futuro, ma alle tecnologie del presente che sono già esistenti e a costi non eccessivi. Questo contesto purtroppo cela anche una regressione in termini di investimento delle aziende e questo switch digitale che potrebbe realizzarsi in maniera reale, ci sta facendo realizzare prepotentemente che avremmo dovuto prepararci meglio in termini digitali. Ma il limite all’adozione del digitale nella sua forma più ampia è perlopiù culturale, perché è evidente che si sta delineando con forza la possibilità di accrescere questo tipo di risorse. Nonostante il contesto possa “costringerci” alla rivoluzione digitale, forse è tempo di riflettere sui passi che avremmo dovuto mettere in campo prima di trovarci in emergenza.
Questa è una riflessione sul futuro e su ciò che sarebbe importante fare adesso, per essere pronti domani.